giovedì 20 maggio 2010

Woody Allen - You Will Meet A Tall Dark Stranger


Sempre ironiche e pregne di spunti filosofici le parole che ho sentito di Woody Allen durante un'intervista fatta al Festival del Cinema di Cannes dove Allen ha presentato, fuori concorso, il suo ultimo film: You Will Meet A Tall Dark Stranger.

Così ho deciso di rendervi partecipi trascrivendo il servizio della giornalista Teresa Marchesi trasmesso dal TG3 il 15/05/2010.

"Se non lavoro comincio a pensare troppo e quando penso divento infelice. Fare film è come guardare le partite in tv, ti concentri su cose facili e sciocche" - Woody Allen scherza così sullo stacanovismo che alla soglia di 75 anni gli ha fatto collezionare ben 45 film, ultimo questo incantevole "You Will Meet A Tall Dark Stranger" oggi a Cannes fuori concorso.

Per uno convinto fin da bambino che la vita è un penoso incubo senza significato, se la guardi con chiarezza e onestà, la sola speranza di essere felice è raccontarsi bugie.
E proprio questo ci dice il film, dove tra Anthony Hopkins, Antonio Banderas, Naomi Watts e via dicendo, la sola a cavarsela è la vecchietta che crede alle maghe.

"Chi riesce ad illudersi che c'è una vita dopo la morte e che il prete, il rabbino o il veggente hanno ragione è una persona fortunata, si sbaglia lo so, ma vivrà più felice di me."

Potrebbe essere un gran bel romanzo il suo film, si sente un romanziere fallito? - "Mi sento un essere umano fallito, con modelli nobili che non riesco ad eguagliare."

Fallito? ...chi altri riesce a far ridere il festival parlando di morte. "Il mio rapporto con la morte è sempre lo stesso... sono decisamente contro."

Per chi volesse vedere l'intervista ecco il link su youtube http://www.youtube.com/watch?v=bkvp2vlYo0Q



venerdì 14 maggio 2010

Diario di viaggio di una bimba e il suo autore



sonopartitocoltivandoimmaginieparole e armatodi occhiofotografico per unatre giorni ditoccataefuga in terracatalana
nonsempre hopotutoriassaporare lamagia delle parolelette ma il fascinoinsuperfice chiassoso di unacittàvecchia che sitingeicapelli perapparir alpassodeitempi colpisceeaffonda e la delusione della frettafrettolosa che cihaspinto per km&km è pocacosa seosservo ungrupposìsimpatico percorrere stradeevie e dissetarsi insieme.


BARCELLONA in numeri:
un'orae40minuti di aereo - 40minutiditaxi - 44km700metripercorsobreve - 56km800metripercorso lungo - 55.875 passipercorsobreve - 71340passipercorsolungo - precipitazioniscarse - temperaturamediaccettabile 21°C - temperaturabiancaelevata 38,5°C - 220 eurodonatialcriminelocale, di cui 160 in marche da bollo per passaporto italiano - 250 scalini per la sacrafamiglia - moltidipiù per il parc Guell se non ci fossero state le scale mobili - linea 1 e linea 4 le più gettonate ....






RAMBLA
"La Rambla era, ma adesso non lo è più, la porta di ingresso alla vecchia Barcellona che fino ad almeno trent'anni fa, si rifiutava di cambiare nel bene o nel male. Oggigiorno ne rimane ben poco, al di là di pietre e facciate, che paradossalmente non sono cambiate tanto come in altre zone della città. Tuttavia, il suo spirito sembra aver fatto come molti barcellonesi, ladsciando questa via ai turisti e a chi la percorre alla ricerca di qualcosa che si dice abbia vissuto e aleggiato da queste parti. A contemplarla oggi, viene da chiedersi se le strade e i viali non siano un po' come i fiumi o il ruscello che originariamente scorreva dove ora è situata la Rambla. Forse la sua essenza non è nell'alveo, ma nel corso d'acqua che vi scorre e si perde irrimediabilmente." C.R.Z.

Lungo passeggio fino al mare, dove troneggia la colonna di Cristobal... Assolutamente turistica a tutte le ore, solo isolando lo sguardo sui dettagli dei palazzi o sulle viuzze strette e deserte che si aprono ai lati, è possibile scorgere una dimensione diversa, dove la suggestione può prendere il sopravvento...


"casa di Bruno Quadros", antico egozio di ombrelli in stile modernista orientaleggiante, poi trasformato nella succursale di una banca. Il "Gran Teatro del Liceo" che rappresenta la tribuna borghese di Barcellona e dei melomani.

















BARRIO GOTICO



"Quando si addentrò nel Barrio Gotico, io gli stavo alle calcagna. Ben presto, la sua sagoma si dileguò sotto i ponti tesi tra i palazzi. Archi impossibili proiettavano sui muri le loro ombre inquiete. Erravamo arrivati nel cuore incantato di Barcellona, nel labirinto degli spiriti, dove le strade avevano nomi leggendari e i folletti del tempo camminavano alle nostre spalle". C.R.Z.





































RIBERA
La Ribera, dominata dalla chiesa di Santa Maria del Mar, in passato ospitava botteghe artigiane, corporazioni medievali e palazzi dell'aristocrazia. Da via Layetana si giunge direttamente dalla collina al mare, basta appena uscire dalla strada trafficata e turistica per respirare ancora l'aria di questo vecchio borgo, in un'aria più medievale.

















































































POST SCRIPTUM

alcune chicche...
"Coda escampada" per il museo di Picasso


"l'ovo vero" ovvero a chi si è ispirato l'architetto dell'ovone colorato che troneggiava di fronte al nostro hotel.



















"Piccoli reduci crescono e scrivono"
immagine d'autrice
"Scultura gaudiana"




















"il metrò" avviso x turisti italiani



"e per finire....
musica!!!!!!



saludos amigos!

los reduces de barcelona!!!!

mercoledì 5 maggio 2010

Barcellona 2010 - Diario di viaggio semiserio del Reduce Dui



Giovedi 29 aprile

In aeroporto, baci e abbracci, poi il volo, l’arrivo a Barcellona, ancora baci e abbracci, questa volta con i berlinesi, poi il taxi e via verso l’albergo, nuovissimo, ha aperto meno di un mese fa a poche decine di metri dalla Torre Agbar, un pimpinot come direbbero i friulani, un’enorme supposta che caratterizza quello che tra qualche anno diventerà il quartiere finanziario della città.

Ci troviamo nella hall tra mezz’ora ? tutti d’accordo, zainetto in spalla e puntuali si parte, Barcellona ci attende. Dopo aver letto il blog, prima della partenza, tutti abbiamo riposto grosse aspettative su Angelo (aspettative che non verranno mai deluse, bravo !), e quindi lo seguiamo fiduciosi nel quartiere Barri Gòtic, il centro storico della città, vie e vicoli, negozi e negozietti, pasticcerie (molte), scorci, palazzi, e così via fino alla Cattedral, visita, sosta sulla scalinata prospiciente,
poi ancora un giro nel quartiere, qualche piazza, pausa gelato per i bambini, poi il mercato coperto, caratteristico ma ormai semideserto, Giorgio si commuove di fronte ad una cesta di pomodori e la fotografa, credo si chiami deviazione professionale, usciamo, e via al Museu Picasso, Picasso il giovane, a mio giudizio opere apprezzabili ma non memorabili di un grande genio ancora in fase di inevitabile riscaldamento, molto interessanti invece il dipinto Ritratto di Sabartés e la monumentale opera Las Meninas, alla quale di nascosto dedico più di una fotografia ma che comprenderò appieno solo al termine del giro quando vedrò il filmato che invece andava visto prima.

Si è fatta sera, la fame avanza così come la curiosità per le tanto famose tapas, il cameriere si spaventa di fronte al nostro numero, no tengo da seder par todos vosotros, borbotta qualcosa e ci chiede di seguirlo noncurante del fatto che solo in pochi abbiano capito, sparisce veloce tra i vicoli con qualcuno che lo insegue e qualcun altro che cerca di ricompattare il gruppo, arriviamo nel locale (certamente di suo zio) ancora completamente deserto, mi chiedo perché l’altro locale invece fosse già al completo, e ci sediamo nell’equivalente spagnolo della Locanda San Marco a Venezia, tapas por todos, contenti noi ma soprattutto contento il cameriere che già pregusta il conto salato, infatti le tapas sono una moltitudine di antipasti gustosi ma cari che hanno l’effetto che sui nostri nonni avevano le ciliegie, uno tira l’altro, la pancia, comunque, alla fine sarà piena, con soddisfazione di tutti.


A metà serata Toni annuncia felice che quel giorno è il compleanno di Vittoria, ordina una bottiglia di buon vino che il cameriere stappa prontamente ma che poi abbandona nel cesto pieno di ghiaccio senza provvedere a versarla, faso mi, dice Toni, tanto veneto e spagnolo sono quasi la stesa cosa, quindi brindisi e dolcetto offerto dalla premiata ditta Bonotto e signora.
La prima giornata è volata, a passo lento ci avviamo verso la metropolitana che ci riaccompagnerà in albergo per un meritato riposo.

Venerdi 30 aprile

Oggi è il giorno del “Santo Patrono” della città, colui che ogni anno risana pur da morto il bilancio comunale, si chiama Gaudì. Spiego a mia figlia che non è lo stilista che ha firmato la custodia della sua macchina fotografica, e ci incamminiamo verso la Sagrada Familia, maestosità e leggerezza, genialità ed incompiutezza, gru e lavori in corso, dicono la finiranno tra una decina d’anni, un’ora buona di coda per salire sull’ascensore che porta in cima ad una delle torri, dieci euro e dieci minuti di panorama mozzafiato.
Il gruppo si divide, Gianfranco resta con i Danieles ma ci ritroveremo tutti in coda per entrare in Casa Milà, la prima delle case progettate dal genio che vedeva il mondo attraverso una bottiglia di vetro e forse qualche bicchiere di vino, scatto fotografie da tutte le angolazioni, e poi ancora sul tetto, la Pedrera, poi nelle stanze all’interno, e ancora un’ultima quando ormai stiamo procedendo in gruppo compatto verso Casa Battlò, ancora foto, alla fine però forse un po’ tutte uguali.

Dicono che Gaudì non possa essere compreso fino in fondo se non si visita Parc Guell, dove si trova anche la sua casa museo. Il problema non è tanto il parco, ma il Golgota che dobbiamo scalare per arrivarci, un paio di volte per prendere fiato e darmi un contegno ho fatto finta di ricevere una telefonata e soffiarmi il naso, per fortuna c’è anche qualche scala mobile, ma da lassù il paesaggio è notevole, si domina tutta la città, molto suggestivo, la casa museo, invece, forse delude un po’, ma credo sarà anche colpa della stanchezza.
Ormai anche il pomeriggio sta terminando, noi abbiamo in pancia solo un pur ottimo Frappuccino di Starbucks, e quindi votiamo per rientrare in albergo a rinfrescarci, in realtà dopo la doccia ci buttiamo a peso morto sul letto e solo una provvidenziale sveglia impostata meccanicamente ci impedisce di risvegliarci direttamente il giorno successivo.


Ormai si è fatta sera, l’atmosfera è quella giusta, la meta sono le mitiche Ramblas cantate anche da uno dei miei miti giovanili, Francesco Guccini, nella sua famosa “100, Pennsylvania ave”, occhio ai borseggiatori, mi raccomando, il passeggio è affollato, ci sono alcuni mariuolos, quelli delle “tre carte”, credevo si trovassero ormai solo nei nostri Autogrill, e una moltitudine di uomini-statua, bambini, guardate che questi vogliono qualcosa per farsi fotografare, comunque è tutto molto pittoresco, la passeggiata piacevole, l’aria fresca con un vago sapore di mare.


Ci incamminiamo verso il ristorante la Fonda, forse uno dei rari casi in cui le guide turistiche non abbiano mentito sulla qualità del cibo ed il rapporto con il suo prezzo, paella de pescado o mista per tutti, annaffiata da birra, vino e sangria. Dulcis in fundo, è proprio il caso di dirlo, una bomba atomica chiamata crema catalana, nel listino prezzi non ne riportano il prezzo ma le calorie, ne avanzerò metà in rispetto al mio colesterolo. La serata si conclude con una passeggiata nella Plaza Real, ragazzi, attenti, anche questi lampioni sono stati disegnati da Gaudì, che barba, avevo già riposto la macchina fotografica, ancora foto.



Sabato 1 maggio

Stanco sono, direbbe il commissario Montalbano. Oggi per fortuna la meta è solo il porto, la statua di Cristoforo Colombo che indica con braccio rigido e sguardo sicuro le Baleari e non l’America, giusto, d’altronde non era lì che voleva andare, comunque foto per sicurezza,

poi breve sosta al nuovo centro commerciale, per ritrovarci tutti dopo pranzo sul lungomare, dove apprezziamo la buona musica di un complessino che canta in ottimo inglese e ci godiamo una temperatura gradevole.


La passeggiata dura più di un’ora, respiriamo iodio e ammiriamo il coraggio dei primi bagnanti che si avventurano tra le onde. Era previsto un giro sulla funicolare che porta a Montjuic, ma per un motivo che non ricordo non si farà, pazienza, ce ne faremo tutti presto una ragione.


La giornata si trascina lenta, tiriamo il fiato dopo due giorni impegnativi, rientriamo in albergo memori della salutare pennichella del giorno prima, al Palazzo Reale arriveremo comunque più tardi in serata, prima di andare a cena, questa volta diretti al locale 4Gats, famoso perché un giovane Picasso al quale non bastava più la paghetta, arrotondava il bilancio disegnandone i menù.

Molto caratteristico e affollato, abbiamo mangiato bene, un paio di foto ricordo, fuori piove, a passo svelto verso la metro dove ci attenderà La Sfigas, divinità spagnola tristemente nota ai turisti che si accalcano in metropolitana senza aver ben nascosto il portafoglio, e così anche Gianni e Dante si immoleranno sull’altare della dea, concludendo la loro serata al commissariato.




Domenica 2 maggio
La quattro giorni spagnola si sta concludendo, il gruppo rientra in Italia con due voli diversi ma custodendo nel cuore la stessa piacevole sensazione di aver trascorso una bella vacanza in compagnia di amici veri e ritrovati, in attesa di poter presto pianificare un’altra meta, un’altra occasione per stare insieme, con allegria e serenità.


Duilio.




lunedì 3 maggio 2010

La gita a Barcellona


La prima cosa che ho pensato stamattina mentre salivo in macchina per andare a lavoro e vedevo che stava piovendo a dirotto, è che forse la scorsa settimana abbiamo pregato bene gli dei.

Effettivamente a Barcellona abbiamo trascorso un lungo weekend di sole bellissimo e temperature gradevoli. Quasi da rischiare di fare il bagno nel "maremagnum" come qualche temerario che abbiamo visto.

Ma veniamo alla città.
Anche questa è stata un'indimenticabile gita dei Reduci82.
Barcellona effettivamente ha molto da offrire e noi ci siamo concessi pochi momenti di pausa.
Anzi, a questo proposito apro una piccola parentesi per fare i complimenti ai Minireduci che hanno resistito al tour de force forse più di noi adulti.



Ci siamo immersi nel quartiere Barri Gòtic, dove domina la Cattedral, ed è stato subito tutto molto affascinante e misterioso.
Quindi il museo di Picasso ci ha rivelato la sensibilità artistica di questa città.

La Sagrada Familia è stato un incontro brillante di misticismo e spiritualità.
Il Parc Guell ha ben rappresentato tutto l'animo divertente, animato e libero degli artisti girovaghi.
Come non ricordare poi il giro sul tetto della Pedrera, molto bizzarro!


Ovviamente anche la lunga passeggiata sulla Rambla e la visita al porto e alla spiaggia sono state cose, seppure molto turistiche, sempre pittoresche. Gli scorci da fotografare sono stati infiniti e non credo si possa avere RAM a sufficienza per immortalare tutto.



Concludo nel più banale dei modi e cioè che abbiamo mangiato e bevuto molto bene e che ora abbiamo anche noi due posticini "giusti" da consigliare ad un amico che va a Barcellona.


Ciao a tutti.