Il Mattino.it di Napoli
Edizione online del 5 settembre 2011
Festa di San Gennaro, lunedì show diAlessandro Siani in piazza Plebiscito
Festa di San Gennaro, lunedì show diAlessandro Siani in piazza Plebiscito
NAPOLI - Festa di San Gennaro con Alessandro Siani: per la festa patronale della città di Napoli, il popolare attore comico debutterà in piazza del Plebiscito (19 settembre dalle 21), con un "one man show"....
Il Tesoro del Vesuvio, mito o realtà. Dal nostro inviato speciale.
NAPOLI - Forse non tutti sanno che…
Era oramai calata la notte, la luna risplendeva sulla piana e gli antichi muri di antiche gesta, letteralmente consumati dal tempo e dall’incuria, proiettavano sinistre ombre… ma questa è un’altra storia.
La notte era chiara, illuminata dalla stessa luna, la strada finiva dove incominciava il sentiero. Oramai nessuno si aggirava nei dintorni e il chiostro-bar-biglietteria-souvenir shop ecc. ecc. era chiuso e silenzioso. Il rumore del motorino squarciò il silenzio della notte come un tornado nei cieli del sud, marmitta bucata, splendida per romboare per le stradine del quartiere, non proprio adatta per passare inosservati dove non passa nessuno. Pensò così Peppino, scendendo dallo scooter nuovo di pallino che aveva appena soffiato in piazza Amedeo e guardando Ciro che si divertiva a far sgommare le gomme in un concerto di brrrrrom e schssssssss. “Smettila cretino!” “Vuoi svegliare tutti i cristi e i diavoli di sta terra!?” Ciro che non aveva un’aria proprio sveglia guardò duro Peppino ricambiando le sue parole con un sonoro ‘fanculo! Hai portato tutto quello che ti ho detto? – riprese Peppino – guardando Ciro che parcheggiato uno scooter dal colore imprecisato e dalle ammaccature non contabili, portava una sacca deforme e rumorosa. La risposta fu uno sgrunf e i due si incamminarono su per il sentiero che risaliva dapprima ripido poi un po’ più dolcemente per il fianco della montagna. Sulla sinistra rischiarata dalla luce lunare il profilo del monte somma. Superato un altro chiostro-bar-souvenir shop-centro guide, si fermarono come impietriti di fronte alla bocca spalancata che si estendeva al di fuori dello sguardo. Non era la prima volta che affrontavano il vesuvio di notte, ma ogni volta restavano per un tempo indefinito, fermi immobili sul bordo del cratere, come se una forza invisibile catturasse ogni loro energia e li attirasse nel fondo buio e profondo. Peppino fu il primo che si scrollò di dosso quella sensazione muta e richiamò l’amico, ancora un centinaio di metri, e si trovarono all’ultimo punto di ristoro. Allora – disse Peppino – ripeti quello che mi hai detto. Ciro lo guardò come si guarda un professore che ti fa la domanda che vale un sei in pagella e attaccò: Mi ha detto mio cugino Gennariello che un suo amico ha sentito da Fernando che suo fratello ci ha detto che suo cugino di seconda, quello che ha sposato rosalina, ha un fratello che lavora alla pizzeria di piazza umberto primo che c’erano dei turisti, che non erano proprio dei turisti ma sembravano degli studiosi, che hanno parlato del tesoro, che poi hanno tirato fuori la mappa e domani vengono a prenderlo; lui ha visto la mappa e l’ha copiata fingendo di passare vicino al tavolo sulla tovaglietta della pizzeria. Eccola. E tirò fuori una tovaglietta spiegazzata, ancora unta di pomodoro e olio.
Allora contiamo disse Peppino, conta tu, riprese Ciro, che sai che dopo i venti mi confondo. Uno, due, tre… venticinque, ventisei…quarantadue, quarantatre… sessantuno, sessantadue… ottanta, ottantuno…. Novantanove e cento! Guardando la mappa e poi per terra, per terra e poi la mappa, Peppino esclamò – deve essere qui vicino, cerca una pietra grande, una piccola e una media vicino al cratere. Illuminarono il margine del cratere quindi zigzagando con le torce illuminarono una roccia che doveva essere quella grande e poi quella media, tra loro c’erano diverse rocce più piccole. – Dai tira fuori gli attrezzi – ordinò Peppino a Ciro – e comincia a scavare. Rumori di pala e picca riecheggiavano nella notte fonda sotto lo sguardo indiscreto di una lucertola verde che fissava i due intenti a lavorare. Dopo un tempo, che a Ciro sembrò, interminabile, Peppino si fermò improvvisamente pala in mano, quasi tremante un po’ per lo sforzo un po’ per l’emozione – gu..gu..gu..guarda Ciro! I due si protesero sulla piccola buca scavata tra altre venti e stettero un po’ storditi, ma con uno strano sorriso, dai denti sdentati. Qualcosa scintillava nell’oscurità.
Un improvviso bagliore illuminò la notte. Uno strano rumore come di metallo che stride squarciò il silenzio. Poi più nulla. Sul bordo del cratere non c’era più l’ombra di nessuno, scomparsi gli attrezzi, solo uno sguardo attento avrebbe notato qualche pietra spostata, ma di buche niente.
Questa la descrizione fatta dal nostro inviato. Dei due scugnizzi non è dato sapere dove siano andati. La fonte del racconto, anonima, assicura che non hanno dormito a casa loro, quella notte. Lo stesso informatore, che cita come fonte del racconto, i fondi del caffè della colazione del mattino, si è recato il giorno dopo sul posto, e anonimamente ha osservato, uno strano gruppo di turisti, circa una ventina, ha contato, con alcuni ragazzini, che cercavano in modo sospetto ai margini del cratere proprio dove la mappa indicava il tesoro, ma delusi tornavano al pulman, a mani vuote.
Ai nostri lettori l’ardito compito di giudicare. Il tesoro esiste davvero? E’ stato trovato da Ciro e Peppino che ora prendono il sole a Posillipo? Altre vittime della caccia al Tesoro che si aggiungono alle precedenti scomparse? Vesuvio = triangolo delle Bermude?
Per il momento sono solo supposizioni, ma si sa, dietro ogni leggenda si nasconde sempre la verità!
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